La chiesa sorge su una cella monastica preesistente, riferibile probabilmente al convento benedettino di S. Angelo in Bareggio (anno 800-850 d.C.). La curtem serulae, di proprietà dei monaci di Farfa, che per primi portarono il messaggio cristiano nella vallata, è citata in un documento del 820. Alla corte si appaia il più alto “Peschio”, al Castello: il doppio insediamento si unirà per generare Pescasseroli. Ciò è documentato nella bolla pontificia del 1115 di Pasquale II, che cita «ecclesia Sancti Pauli ad Pesculum Serulae», ma il nome del paese resta “composto” per molto tempo ancora (per esempio in una mappa cinquecentesca nella Galleria vaticana delle carte geografiche si legge PeschioAserulo).
Edificata intorno al XII secolo, la chiesa fu modificata nel XVI secolo in stile tardo gotico abruzzese e restaurata nel XX secolo a causa dei danni per il terremoto nella Marsica del 1915.
Il campanile a torre fu eretto nel 1578 e restaurato nel 1747, si erge a sinistra della facciata con fori ad arco a tutto sesto per la cella a quattro campane.
Il restauro novecentesco eliminò molte sovrastrutture barocche riportando alla luce le linee architettoniche del Quattrocento. Un bombardamento aereo dell’1 novembre 1943 arrecò gravi danni al tetto, rendendo temporaneamente inagibile l’edificio. Nel XX secolo rinomati artigiani pescasserolesi realizzarono abbellimenti in legno, sulle porte, e in “pietra Gentile”, come la fonte battesimale e la lunetta sul portale principale.
L’interno è a tre navate. In passato possedeva più altari, oltre quello maggiore. Ne restano due laterali, impreziositi da marmi pregiati. Nella navata destra c’è San Giuseppe. Alla Madonnina Nera dell’Incoronata è dedicato l’altare sinistro, con esposta la statua lignea e alcuni vesti storiche. La statua originale fu trasportata qui da una cappella del Castello attorno al ‘400. L’8 settembre 1752 è stata solennemente incoronata, con l’invio dal Capitolo vaticano di una preziosa corona d’oro.
Il culto antichissimo della «Santa Immagin bruna» si lega alla transumanza attraverso il tratturo, si è mantenuto alto nei secoli, è stato portato dagli emigrati a Buffalo (USA) ed è ancora oggi molto sentito. La devozione è stata ben descritta nel Canto Sacro dal poeta Francesco Saverio Sipari nel 1852 e citata nel romanzo storico La favorita senza macchia di Vittorio Emanuele Bravetta del 1936. Anche la festa dell’8 settembre ha ampia documentazione bibliografica.
Nell’abside dell’abbazia si conservano una croce processionale in argento di scuola sulmonese della prima metà del 1400; un coro in noce e un leggio intagliato, barocchi; reliquiari di scuola napoletana del 1600 e il moderno organo. Le statue dei due santi patroni di Pescasseroli sono del 1700. Altre interessanti note di arte e architettura sono riportate sul pannello della piazza.
L’archivio parrocchiale conserva documenti dal 1700, tra cui il certificato di battesimo di Benedetto Croce nato a Palazzo Sipari il 25 febbraio 1866.
Lateralmente ci sono case con muri a scarpa, via Porta Piccola e vico Purgatorio. Sul retro, la sacrestia. Il lato a monte incontra Corso Plistia.
Testi di Stefano Dark - Immagini di Domenico Roselli, PNALM e Stefano Dark
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